Onoriamo la Grande Madre,
che da sempre e per sempre
dona la Vita e accompagna nella Morte
Il 23 ottobre il Sole entra nel segno dello Scorpione, il momento in cui l’energia dell’Autunno è al suo culmine, gli alberi perdono le foglie e i semi sono affidati alla Terra, confidando nel raccolto che verrà.
Sono i giorni in cui la luce si riduce sempre di più, giorni nei quali siamo chiamati al silenzio, all’ascolto, all’introversione, alla meditazione.
Sono i giorni nei quali le porte tra i Mondi si aprono e noi ricordiamo e onoriamo gli Antenati.
In questo momento dell’anno possiamo incontrare l’Ombra (le nostre paure, il nostro passato familiare e karmico), e affidarla alla Terra, fiduciosi che diventerà l’humus che ci permetterà di nutrire il seme che vedrà la luce in Primavera.
Lo Scorpione incarna il momento di lasciar andare tutto ciò che è giunto alla fine del suo ciclo vitale, in noi stessi e intorno a noi.
Infatti, nelle antiche civiltà, questo segno era rappresentato dal Serpente, che nel suo cambiare pelle rappresenta la trasformazione, dall’Aquila, la possibilità di elevarci dopo aver incontrato e accolto l’Ombra. E naturalmente dall’Araba Fenice, il mitico uccello che rinasce dalle sue ceneri
Lo Scorpione rappresenta l’energia legata alla Morte indissolubilmente connessa alla Vita, nella trasformazione continua, nella metamorfosi delle forme, nel passare da uno stato all’altro.
È la potenza della Vita che si rinnova in ogni istante.
Lo Scorpione è rappresentato da Marte, Divinità che incarna il coraggio del guerriero, e da Plutone, Divinità del Mondo Sotterraneo.
Ci vuole coraggio per scendere a contattare la nostra parte d’ombra, ma è lì che troviamo il tesoro che Plutone custodisce per noi: i talenti, le qualità che possiamo condividere, la gioia di vivere.
Nelle società matriarcali, i riti di iniziazione ci permettevano di scendere volontariamente nel Mondo sotterraneo.
E Plutone è solo la trasposizione patriarcale della Grande Madre, che dona la Vita e accompagna nella Morte.
Secondo un antichissimo mito del popolo dei Sumeri, ad esempio, Ishtar regina del Cielo e della Terra scende agli Inferi per incontrare la sorella Ereskigal.
Solo attraverso il sacrificio dei beni materiali e della sua stessa vita Ishtar rinasce alla vera Saggezza.
Ricordiamo che la parola sacrificio significa rendere sacro attraverso i riti per propiziare la fertilità della Terra e del grembo delle donne.
In questo momento dell’anno siamo chiamati al sacrificio di parti di noi che non ci appartengono più: un dolore, un’emozione, una situazione.
Onoriamo e lasciamo andare ciò che ha finito il suo ciclo, lo affidiamo alla Grande Madre che se ne prenderà cura.
Questo è il seme da cui sorgerà nuova Vita.
Domani, continuerò a essere,
ma dovrai essere molto attento per vedermi.
Sarò un fiore o una foglia.
Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto.
Se sarai consapevole,
mi riconoscerai, e potrai sorridere.
Io ne sarò molto felice.
Thich Nhat Hanh